Tra i pochi artisti italiani che, intorno al ‘60, si sono proposti,
pur lungo strade diverse, l’esigenza di dedicarsi ad una scultura che sappia tradurre con
il mezzo plastico non le convenzioni di un antropocentrismo di maniera,
ma il multiforme essere delle cose, tra questi artisti un posto rilevante
occupa certo (anche per gli sviluppi che ha saputo dare alla sua ricerca,
fino alle ultimissime opere) Amilcare Rambelli, che già al suo primo apparire
ufficiale (nel 1962)In una "personale" non dimenticata mostrò di
riuscire a trattare la materia con singolare originalità:
cioè senza comprimerla entro schemi fatti, ma anche senza cedere
alle tentazioini dell’accentuazione espressionistica o dell’indugio
edonistico: due pericoli, questi ultimi, che, si badi,
erano allora -in un clima di epigonismo informale, quando alla
rivolta "autre" si ripetevano con stanchezza e povertà solo gli
esiti più marginali- non poco minacciosi.
(Caramel)