GIORGIO KAISSERLIAN
Partecipo da qualche anno assai da vicino al lavoro
di Amilcare Rambelli, e mi è stata data, qualche
volta, l’occasione di fare il punto sugli sviluppi
della sua arte. Orbene, se pongo a confronto i dati
delle mie analisi precedenti a questa mia ispezione,
tra le sculture della mostra presente, un primo
tratto si impone alla mia attenzione: ed è
l’appassionata coerenza espressiva del nostro
scultore. Una coerenza fervida e tenace, stimolante
e feconda che gli è connaturale, come il timbro
della sua voce ed i lineamenti del suo viso.
E’ proprio da questa coerenza che nascono i vari
momenti del suo lavoro. E ci viene da pensare come
sbagliano coloro per i quali il restare nell’ambito
mentale di una sola problematica equivale mettersi
dei paraocchi, poichè solo nel vicolo chiuso dei
problemi che si affrontano si riesce ad andare
avanti. Ed è quello che il lavoro di Rambelli ci
indica. Dapprima assai preoccupato di rompere un
ordine intellettualistico esaurito, ma già carico di
nuovi aneliti che si sprigionano dalla sua tensione
operativa, Rambelli, nell’elaborare i suoi cotti ed
i suoi bronzi, viene gradatamente in piena coscienza
dei momenti costituitivi del suo costante operare:
Vi è in lui, inizialmente, uno stato doloroso, un
tormento che assume l’aspetto di uno spunto
germinale, tendente per sviluppo interno a
realizzarsi in una forma compiuta - e si crea quindi
il modo della realizzazione stessa, tramite
l’elaborazione della materia usata.
In ogni suo
lavoro emergono, poi delle tensioni drammatiche,
simili a delle contestazioni di personaggi che non
giungono mai ad una dilacerante impossibilità di
dialogo, ma ricercano un difficile equlibrio che è
tutto da conquistare. E se talvolta, nel risultato
finale, i lavori di Rambelli fanno pensare alla
cifrata e misteriosa bellezza di rosoni di
cattedrali immemorabili, essi sono in realtà pieni
di propositi vivi e patetici.
Si tratta di
raggiungerli nel loro emergere, di trovarli. Le
immagini che l’arte di Rambelli ci offre si
sprigionano come delle apparizioni complesse dal suo
chiuso travaglio espressivo. In Rambelli, sino
dall’inizio del processo creativo, il linguaggio
cerca in una concitata elaborazione la sua struttura
finale, come nella teoria di Aristotele la potenza
ricerca l’atto. Ma le immagini plastiche di Rambelli
non sono prodotti di "linguaggio puro" poichè sono
anche gonfie di passioni umane non elaborate. Un
discorso difficile, ma non arido intellettualismo,
anzi un restare a contatto con la realtà dei
sentimenti più consistenti e meno costruiti, anche
se il reale, qui, con un atto che Rambelli chiama
"mimico", si trasmuta interamente nei segni autonomi
della scultura.
E ci è dato di osservare il crescere
del suo tormento espressivo sino al suo emergere
deciso nell’espressione finale anche nei suoi
disegni che in molti casi sono delle anticipazioni
di sculture che Rambelli ha in animo di realizzare.
Possiamo quindi reperire la continuità di tutta la
sua opera ed accertarne il senso. L’opera di
Rambelli non sta nell’evocazione di un fatto esterno
cui essa si adegui, bensì una costruzione,
finalmente dispiegata, che fin dal suo sorgere era
anelito di pieno dispiegamento. In questa opera,
dunque, il momento della costruzione assume un
valore fondamentale. Siamo qui ben lontani dalle
facili trovate di chi cerca la forma in un estro
felice, che si impone per un suo brio. L’opera come
Rambelli la vuole è un oggetto di meditazione e non
la proposta di un’intuizione. Essa è cioè un seguito
di intuizioni che si saldano in un tutto organico,
in cui la ragion d’essere di quello che si va
compiendo in questa saldatura non è soverchiata dal
brivido di una visione breve e felice.
Si tende
altresì a fondere le varie intuizioni, in cui
l’opera ci appare, in una sola immagine,ma questo
atto mentale unitivo non è mai veramente compiuto,
ed è sempre sul punto di farsi. Ogni opera di
Rambelli ci invita a questo itinerario meditante, in
cui raggiungiamo lui, oltre l’opera, nella sua
tensione creatrice. Tutto l’arco impetuoso delle sue
proposte che si snoda in bronzi, cotti e disegni,
assume proprio nel progredire della nostra indagine
interrogante quel senso di costruzione viva, che sta
nel suo farsi complesso e stimolante, avida pienezza
espressiva. Sperimentiamo in noi l’autenticità del
linguaggio di Rambelli.